CHIESA ORTODOSSA RUSSA-FONDAMENTI DELLA DOTTRINA SOCIALE-(MARCO MANGIABENE)-Vol.-51-
Stampa
Chiesa Ortodossa Russa
Fondamenti della Dottrina Sociale
Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2011, pp.194, € 19,00
Kirill I – Patriarca di Mosca e di tutte le Russie – ha curato la pubblicazione nella collana di Teologia delle Edizioni Studio Domenicano dei Fondamenti della dottrina sociale della Chiesa russa ortodossa. Il documento venne esaminato e approvato, con alcuni emendamenti, dal Santo Sinodo della Chiesa russa ortodossa nella sessione del 19 luglio 2000; il 15 agosto dello stesso anno venne sottoposto all’esame del concilio dei vescovi riuniti nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca e fu promulgato come atto ufficiale della Chiesa al termine di un lavoro iniziato nel dicembre 1994 quando il medesimo organismo ravvisò la necessità di una posizione ufficiale sui rapporti tra Chiesa e Stato e sui problemi sociali della società contemporanea che fosse espressione della Chiesa nella sua integralità. Si tratta di un documento indubbiamente importante perché è la prima volta che una Chiesa ortodossa definisce le proprie posizioni ufficiali su temi di attualità sociale. Si sofferma sul fondamentale problema dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato, su quelli dell’etica cristiana, del lavoro e dei suoi frutti, della proprietà, della guerra e della pace, della criminalità, dell’etica personale, familiare e sociale, della salute, della bioetica, dell’ecologia, della scienza, dei mass media, delle relazioni internazionali, della globalizzazione e secolarizzazione.
Dopo la costante e dolorosa persecuzione dell’ideologia materialista e dell’ateismo di Stato del regime comunista, la Chiesa russa ortodossa afferma il carattere primario della dimensione spirituale della persona umana che – come afferma Battista Mondin - è tale grazie allo spirito: infatti è l’anima che gli conferisce la possibilità della razionalità, della coscienza, della libertà e di entrare in comunione con gli altri. Le relazioni tra la Chiesa e lo Stato sono improntate al principio della non ingerenza nelle questioni interne dell’uno e dell’altra. La laicità – fondamentalmente diversa dal laicismo di matrice leninistica - non è intesa come l’eliminazione della religione da tutte le sfere della vita o come l’esclusione delle organizzazioni religiose dalla partecipazione alla risoluzione dei più importanti problemi della società o come la privazione del diritto di esprimere un giudizio sull’operare delle autorità che può anche essere di netto e radicale dissenso. Stato e Chiesa sono costituiti da nature differenti e utilizzano mezzi diversi per conseguire i propri fini; il primo si appoggia principalmente sulla forza materiale, compresi gli strumenti di coercizione, e su sistemi valoriali laici laddove la seconda dispone di mezzi religiosi ed etici per la direzione spirituale e per l’avvicinamento di nuovi fedeli. In questo quadro, la libertà di coscienza dei cristiani ortodossi è intangibile; se l’autorità li costringe ad azioni contrarie alla propria coscienza, e quindi a rinnegare la loro identità o a tenere una condotta dannosa per l’anima perché contraria alla verticalità dell’uomo, - che è spirituale-razionale -, la Chiesa deve rifiutare ubbidienza allo Stato e può anche esortare i fedeli ad una pacifica disubbidienza civile. Infatti, il documento afferma chiaramente che la libertà dell’uomo è protetta da Dio il quale non esercita mai violenza sulla sua volontà. Se il diritto è conforme alla volontà divina, rivelata dal signore Gesù Cristo lui stesso diventa garante delle libertà umane: dove c’è lo Spirito del Signore, c’è la libertà e di conseguenza è Lui che protegge i diritti inalienabili della persona. A tale riguardo, sulla base della dolorosa esperienza delle persecuzioni del regime comunista - nel quale, come sostiene limpidamente Alexsandr Solzenicyn nell’allocuzione del 10 maggio 1983 per il conferimento del Premio Templeton, l’ateismo militante non è un dettaglio bensì l’ingranaggio centrale - il documento afferma chiaramente che le tradizioni che non conoscono il principio della libertà di Cristo tendono a subordinare la coscienza umana alla volontà esterna di un capo o di una collettività. E’ palese, quindi, - e a mio modo di vedere pienamente condivisibile - la critica della concezione positivistica - negatrice di ogni fondamento giusnaturalistico – per la quale il diritto è un’invenzione umana arbitraria, una costruzione edificata dalla società in funzione delle proprie necessità con lo scopo di raggiungere gli obbiettivi che essa stessa si è prefissata.
In conclusione, si tratta di un documento importante che da una parte costituisce un contributo di notevole comprensione dell’attuale realtà della Chiesa russa ortodossa e dall’altra delinea grandi prospettive di dialogo tra le Chiese di tutto il mondo a favore di una comune testimonianza cristiana.
Marco Mangiabene
Pubblicazione del: 19-07-2012
nella Categoria Recensioni
« Precedente
Elenco
Successiva »
Titolo Precedente: TECNICA DEL COLPO DI STATO-CURZIO MALAPARTE-(T.KLITSCHE DE LA GRANGE)-Vol.-51-
Titolo Successivo: EDITORIALE-Vol.-51-