TECNICA DEL COLPO DI STATO-CURZIO MALAPARTE-(T.KLITSCHE DE LA GRANGE)-Vol.-51-
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Curzio Malaparte,
Tecnica del colpo di Stato
Adelphi (www.adelphi.it), pp. 270, € 14,00.
Con questa edizione, “Tecnica del colpo di Stato” mostra di essere un libro, anche se datato e utilizzato da Malaparte per scopi autopromozionali (tecnica nella quale era maestro, assai più di tanti suoi colleghi nostri contemporanei), comunque di uno spessore di pensiero, ed ancor più letterario, non indifferente.
La tesi “centrale” del libro è che decisiva nel colpo di Stato è la tecnica (l’organizzazione e la tattica) del promuoverlo: la parte che vi hanno le masse è del tutto subordinata. Anche perché – nota Malaparte – se colpi di Stato, come la rivoluzione d’ottobre, organizzata e guidata tatticamente da Trozkij, fossero state condotte con cortei, assalti di massa, le tecniche di polizia allora (e ora) in uso le avrebbero stroncate. Come nel 1905 capitò alla manifestazione del pope Gapon a S. Pietroburgo. A far la differenza tra questa (e le altre insurrezioni abortite) e quella furono le “squadre” di elites (miste di tecnici e militari) mandate avanti dai bolscevichi per disorganizzare o eliminare i gangli essenziali della resistenza governativa, così come i centri di controllo di una metropoli moderna.
Malaparte, in altri termini, sostiene che determinante in un colpo di Stato è la capacità organizzativa e tattica dei due contendenti e non il seguito di massa.
In ciò la prospettiva è assai moderna e, a modo suo, a un tempo leninista e machiavellica. Da Lenin prende l’importanza, qui riflessa sotto l’aspetto militare, del “rivoluzionari di professione” cioè dell’ossatura organizzativa del partito rivoluzionario, rispetto alla militanza generica e indifferenziata e alla stessa classe sociale. Le elites sono dei “professionisti” e dei “tecnici”; speculari nel movimento rivoluzionario alle strutture organizzative del governo da abbattere.
Da Machiavelli e più ancora dai “machiavellici” italiani trae l’idea (lontana) della virtù (che è un attributo essenziale nei capi) ma più ancora del primato delle elites, cioè delle minoranze organizzate sulla maggioranza (disorganizzata). In definitiva il colpo di Stato è uno scontro tra due elites: quella di governo e quella rivoluzionaria. La meglio attrezzata sotto l’aspetto organizzativo e tattico vince lo scontro: la massa seguirà (o sarà costretta a seguire) i vincitori. Tesi che ha non poco in comune con quanto sostenuto, in una acuta “voce” dei “Frammenti di un dizionario giuridico”, e in tutt’altro contesto, da Santi Romano.
Dall’altra il libro è ancora attuale per i suoi meriti letterali: le descrizioni di S. Pietroburgo prima della rivoluzione di ottobre o del colpo di Stato del 18 brumaio, delle incertezze e dei dubbi e dei contrasti dei protagonisti sono pagine di una vivezza ed efficacia non comune.
Teodoro Klitsche de la Grange
Pubblicazione del: 25-07-2012
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